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ii. il «cinque maggio» 327

Vedete le finali contenere il succo della stanza:


                                   ... una simile
Orma di piè mortale,

frase creata dal Manzoni;

La sua cruenta polvere
A calpestar verrá.

Immagine colossale: quella turba insanguinata sente cuocerle le piaghe inflittele da Napoleone, e si dispiace della sua morte e desidera senza saperlo che un secondo Napoleone sorga ad insanguinarla. Sentimenti che rendono poetica la moltitudine.

Nella seconda strofa il poeta si pone in iscena. Napoleone rifulge in poche parole.

Lui folgorante in solio
Vide il mio genio e tacque;
Quando con vece assidua
Cadde, risorse e giacque...

Tutti hanno ammirato questo verso tolto da Manzoni al Petrarca:

Due volte cadde ed alla terza giacque.

V’è qui Napoleone. Il poeta gli si contrappone, s’erge un piedestallo dicendogli orgogliosamente: — Son degno di cantarti — . Se ne stacca come un osservatore disdegnoso. La plebe è abbarbagliata ed attirata da qualunque imperatore, sia Napoleone il grande o Napoleone il piccolo, lo applaudisce e lo encomia servilmente: e quando cade, l’oltraggia codardamente. Il poeta rimane in disparte; non mischia la sua voce al «sonito», al frastuono confuso e tumultuoso di mille altre. A rappresentare la dignitá della sua condotta ha presa una parola italiana e le ha dato un nuovo significato:
Vergin di servo encomio;