Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
ii. la poetica di manzoni | 27 |
Pure un buon metodo non ti dà ancora una buona tragedia. Ben congegnare le parti, ben graduare i caratteri, bene apparecchiare gli affetti, trovar certi contrasti, gittar certe ombre, sono finezze di una conscia intelligenza. Hai innanzi una intelligenza superiore, non hai ancora il poeta. Può essere una sapiente combinazione quale ce la potrebbe dare anche un critico o un filosofo, anche Gian Vincenzo Gravina. La quistione di metodo non è dunque la quistione essenziale.
Il metodo suppone una materia nel suo movimento determinato dalle leggi, dalle forze, dagli istinti, dai fini che la muovono; e il metodo non è se non questo istesso movimento. Il poeta coglie la sua materia in un dato momento del suo cammino, e la segue nella sua evoluzione sino al termine, dove è la mira o il fine, il punto d’arrivo. In tutto questo processo, appunto perché ci è un fine, una tendenza, c’è un’idea determinata, la «mente del cammino». La materia còlta in quel dato momento, in quel complesso di circostanze, con quegli stimoli, con quel fine, in una sua posizione concreta e determinata, acquista un carattere, diviene una «situazione». Il metodo suppone dunque una materia in quanto è già «situata», cioè messa in una posizione sua propria, nella sua personalità, con un suo carattere. Ed una situazione suppone una idea determinata, la tendenza ad un fine con più o meno di energia: onde nasce la necessità del movimento e dell’azione.
Parrebbe che quando una materia fosse ben situata e sviluppata in modo adeguato al suo fine o alla sua idea, non si potrebbe desiderare altro. Ma come ci è un metodo astratto, c’è un ideale astratto. Il critico non si contenta che un’idea ci sia; la dee esser questa o quella secondo certi preconcetti, che si dicono estetica, come il metodo dovea esser quello o questo secondo certe regole che si dicevano arte poetica. Chauvet voleva imporre a Manzoni la sua arte poetica, e Klein gli vuole imporre la sua estetica. L’uno rimane al metodo, l’altro si alza all’idea; questa critica è certo più elevata, ma non è meno assoluta.
Un pensiero storico non è per ciò solo un pensiero poetico, e tanto meno tragico. Che il Carmagnola sia innocente o reo, è