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322 appendice

sosi attorno a Lucia solo per vanità e puntiglio, gli manca ogni grandezza di carattere, di passione ed anche di una certa depravazione morale che spaventa; è un uomo volgare, che fa il male con leggerezza, e ricorre all’intrigo più che alla forza. Il suo contrapposto è il padre Cristoforo. Non è la forza che combatte la forza, non è il cristianesimo armato di un potere temporale; il mezzo di resistenza è nella sincerità della convinzione, nella efficacia dell’idea. Il padre Cristoforo vince con la sola forza delle parole; una vittoria però tutta morale. Don Rodrigo rimane interdetto innanzi a lui, e quella mano levata lo fa star pensieroso ed inquieto nel suo salotto. Ma se nei personaggi cristiani non vi è azione, vi è un attore secreto che supplisce, ed è la provvidenza. Cosi a don Rodrigo vien fallito il primo ed il secondo tentativo contro Lucia, ed in ultimo espia con una morte crudele il mal fatto. Nondimeno la provvidenza non vi sta nella sua forma sovraumana o epica, si cela sotto l’aspetto del caso. I fatti sono orditi di maniera che tutto avviene apparentemente per una concatenazione umana di cause e di effetti, di sotto alla quale s’intravvede la mano divina. Questa contraddizione tra i due estremi viene a riconciliarsi in ultimo nelle immagini serene dell’amore e del perdono. In mezzo ai due estremi giace don Abbondio, tirato in qua e in là da cagioni estranee al suo volere: l’elemento comico nel quale il mondo ideale trova il suo risalto.

È una creazione originale, entrata già a far parte della letteratura europea. Nei tempi moderni compariscono tre tipi comici, Sancio Panza, don Abbondio e Mefistofele. Il primo è opposto al mondo cavalleresco; ed è il comico nella sua natura più volgare e prosaica. Il secondo è opposto al mondo morale cristiano; ed il comico nasce non più dal desiderio volgare, ma all’impotenza a seguire quel mondo che pure si confessa. Onde nasce la scena originale tra Borromeo e don Abbondio. Il terzo è il comico ironico e veramente satanico, che s’innalza sopra le rovine del mondo religioso e morale, il comico dello scetticismo.

Né vogliamo preterire che l’Italia dee ancora al Manzoni l’eloquenza sacra, di cui è sì povera, e lo stile e la lingua comica, difettosa nel Goldoni e negli altri comici italiani.