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occhi grigi, che mentre parla vanno scappando qua e là, come se avesser paura d’incontrarsi con le parole che gli escono di bocca; da tutto il suo parlare insomma erompe il sentimento del segreto che invece di calmare Renzo, lo rende vieppiú sospettoso. Vi ricordate quando Renzo in gran gala, in abito da sposo comparve davanti al curato e disse: — «Son venuto signor curato, per sapere a che ora le convenga che noi ci troviamo in chiesa» — ? Ed egli che risponde: — «Di che giorno volete parlare?» — . Questo «far lo gnorri», come dicono i Fiorentini, è destinato decisamente a mettere in sospetto Renzo; don Abbondio scopre così le sue batterie fin dal principio. E ci è un momento quando il mistero è quasi svelato, quando Renzo par che si rabbonisca, e don Abbondio pigliando un po’ d’animo dice: — «Eh!... quando penso che stavate così bene; che cosa vi mancava? Vi è venuto il grillo di maritarvi...» — .

Ecco perché don Abbondio non riesce, per difetto di sangue freddo.

Renzo infatti, che ha osservato la contraddizione tra le parole del curato, esce, tira da Perpetua de’ mozziconi di frasi, per le quali si riconferma che c’è un mistero, torna e strappa dalla bocca di don Abbondio, come un cavadenti che gli strappasse un dente, il nome di don Rodrigo. Renzo se ne va dopo, e don Abbondio, rimane gridando: — «Perpetua! Perpetua!...» — .

Qui finisce quel che riguarda don Abbondio. Vi dico ora rapidamente i passaggi dei capitoli seguenti, per riafferrare questo personaggio al capitolo Vili.

Renzo, dopo il consiglio di Agnese, andò da quel tale dottore Azzeccagarbugli colle galline, e tornò, come sapete, senza aver concluso nulla. Il padre Cristoforo andò a parlare a don Rodrigo, e non concluse niente nemmeno lui; ond’è che Agnese pensa, ed insieme a Renzo risolvono di fare quel tale matrimonio di sorpresa. Tutto ciò portato largamente è materia di parecchi capitoli fino all’VIII, nel quale ritroviamo don Abbondio che leggeva una orazione del Borromeo e diceva: — «Cameade! Chi era costui?» — . Don Abbondio dunque rientra in iscena per la cospirazione di Renzo ed Agnese.