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xiii. don abbondio | 271 |
esprimono con una lagrima, che il poeta poi traduce in lingua poetica:
Addio, casa natale, dove sedendo con un pensiero occulto, s’imparò a distinguere dal romore delle orme comuni il romore di un’orma aspettata con un misterioso timore. Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente si compiaceva di figurarsi un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove l’animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dove era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l’amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio!
È un movimento lirico del poeta, pel quale la temperatura bassa dipendente dai personaggi è rialzata ad un tratto e messa a livello del mondo piú civile de’ lettori.
Non si trova tra i poeti italiani antecedenti uno che sia in così diretta ed immediata comunicazione coi lettori, che pensi meno al mondo creato, quanto a spiegarlo, a farlo gustare, a ridurlo in proporzioni tali che non solo l’intelletto del lettere se ne compiaccia, ma anche il suo cuore ne sia avvivato. Così si spiega perché i Promessi Sposi sieno tanto popolari e diffusi fra tutte le classi: è la prima prosa italiana in cui tutto è sentito, tutto è tolto dal vivo e vero, e tutto fatto sentire e gustare ad ogni classe. Altro libro popolare per la sua chiarezza è Le Mie Prigioni di Pellico, ma uno così pieno, in cui sentite sempre voi stessi, non c’è oltre i Promessi Sposi.
Nel romanzo, sono tre gruppi: un gruppo ideale del bene, un altro ideale del male, e un gruppo intermedio, che tiene dell’uno e dell’altro, e perciò più volentieri e più spesso si accosta al comico che al grave, al nobile. Quale di essi è uscito più propriamente con carattere di genialità dalla fantasia del poeta?
Già lo sentite, dopo che v’ho spiegato il modo come dà la forma alla sua concezione e come l’acconcia agli spettatori. Quello in cui Manzoni si trova á son aise, e che ha più il carattere geniale è il gruppo intermedio, e colui che in modo più pieno lo rappresenta, è don Abbondio.