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serve dello spettacolo della peste per sollevarla dalla superstizione.

Ecco quello che ho chiamato spirito religioso del romanzo, e posso dire dunque che questa concezione è patriottica, democratica, religiosa. Né ciò solo; ma è la più semplice che si possa immaginare per un romanzo. È una di quelle che, alla fine del libro, vi rimangono impresse, si che potete abbracciarla tutta d’un solo sguardo.

Ma tutto questo è arte? basta per farvi dire: — Ecco un bel romanzo — ? Certo il grande artista si scorge nelle grandi concezioni, ma qui non avete ancora altro che una concezione puramente intellettuale. Uno scrittore che non sia artista può ancora fame una, semplice, patriottica, democratica. E che avrà fatto? Nulla. Non siamo entrati ancora nel regno della vita. E per entrarvi che bisogna fare? Realizzarla. Invece Manzoni dice: — Prendiamo questa concezione e serviamocene per colorire un’epoca storica, illustrare un secolo, facendo sì che essa acquisti verisimiglianza — .

La sua risposta, dunque, è diversa dalla nostra. Rimane a vedere che cosa ha voluto fare; che cosa, senza saperlo, egli ha fatto.

        [Nel Pungolo, 21-26 aprile 1872].