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far la rettorica, hanno aggiunto qualche cosa ai personaggi.
Questa lacuna, secondo lui, la riempie l’arte. Questa che, introdotta nella storia, la falsifica, è istrumento potente quando coi mezzi suoi giunge ad illuminarla. Il campo dell’arte è il possibile e il probabile, il campo della storia è l’avvenuto. Ma il poeta può, mercé l’immaginazione, procedendo per via d’induzione, dare ai personaggi parole, pensieri, sentimenti, se non reali, probabili, che risultino da tutto il complesso dei fatti. Il poeta così può colmare i vuoti della storia, darvela reintegrata.
Questa teoria è tutta nuova, originale; ma evidentemente storta. E ne segue che quando Manzoni concepisce la tragedia o il romanzo, il suo problema non è di servirsi della storia come materiale in aiuto dell’arte; ma dell’arte per dare il positivo completo, senza lacune.
Per esempio, pigliamo il Conte di Carmagnola. Il fine di Manzoni è la riabilitazione di Carmagnola, la quale non risulta dalle cronache: egli, nel suo discorso storico, dice che le opinioni sono divise. Pure, il complesso de’ fatti gli fa sentire che Carmagnola è innocente: egli fa serrare la tragedia allo scopo di riabilitarlo. Quando fa l’Adelchi e rappresenta la guerra tra i Longobardi e i Franchi, qual è il suo scopo? Le cronache, egli dice, non fanno sapere nulla di ciò che era allora il popolo latino; ma l’artista, lavorando sul probabile e sul possibile, dal complesso de’ fatti argomenta che c’era un popolo latino, il quale conservava la sua autonomia; e fa una tragedia in cui, accoppiando il probabile col positivo, rettifica un concetto storico, illustra una epoca della storia. Gira, gira, l’arte qui fa da mezzana alla storia: non è più l’arte co’ suoi fini propri ma adoperata come strumento di quella, per illustrare e compiere il «vero positivo».
L’autore vuol provare che infatti l’arte non è stata altro che questo nelle sue origini. Vico fu il primo a dimostrare che, per esempio, l’'Iliade è una vera storia.
Manzoni nel Discorso sul romanzo storico piglia Omero, Eschilo, Pindaro nell’antichità, i poemi cavallereschi nella storia moderna, e prova, ciò che non può mettersi in dubbio, che il fondo di queste poesie è storico. E come? In Omero è rappre-