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il quale consiste nella giustizia, nella generosità, e altre virtù: è insomma quel mondo cristiano che si vede negl’Inni.
Il mondo prosaico è il reale, composto di bene e di male, di vizii e virtù; invece per lui nel mondo poetico dev’esserci il tipo. Lo stesso credeva Alfieri pel quale un personaggio non era il tale o il tal altro, era il tiranno, la madre e via di seguito. Manzoni che pur combatteva Alfieri, fa come lui, va al «tipico», facendo cioè dell’individuo un essere astratto, guerriero, patriota, capitano di ventura.
Ciò posto, Manzoni dice a se stesso: — Questo è il reale, ora bisogna aggiungerci qualche cosa perché si animi e diventi artistico — . E va in cerca di quell’ideale che vuole aggiungere al materiale storico. Nel Carmagnola così ha fatto, e in mezzo alla trama storica vedemmo che sorgono Marco e Marino. Marco rappresenta il mondo ideale della giustizia, della libertà, dell’amicizia, in cui egli pone il mondo della poesia.
Qui abbiamo un altro ideale simile, Adelchi, che rappresenta la generosità, la giustizia, la magnanimità, tutto quel mondo immerso in un materiale storico ripugnante, barbaro.
Manzoni credette che il Carmagnola non fosse riuscito perché in esso Marco fa appena una piccola comparsa, rimane un misero incidente in mezzo alla trama storica. Credette poter rimediare al mal fatto dando al suo Adelchi maggiore importanza, e ne fece il personaggio principale della seconda sua tragedia, la quale non si chiama Carlomagno o Desiderio, ma ha il nome appunto del personaggio inventato. Da ciò il difetto dell’Adelchi.
Manzoni dirimpetto al materiale storico mette l’ideale: di contro alla materia bruta, al reale, come sua condanna sorge un personaggio inventato perfettamente opposto. Se Adelchi potesse avere azione su quel reale, farvi penetrare l’ideale suo lottando, o se di questo morisse vittima, allora avreste l’unità artistica nella tragedia. Ma reale e ideale rimangono come due linee parallele che non s’incontrano mai. Carlomagno, Desiderio fanno ciò che vogliono senza che Adelchi potesse affatto opporvisi, anzi egli non solo non fa nulla per realizzare il suo ideale, ma opera come tutti gli altri: ha in sé l’idea della giustizia e