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vii. «il sentimento nazionale 201

innanzi. L’autore sotto forma di Coro è presente alla battaglia, ma egli ha ricuperata la sua coscienza, che avea voluto far tacere nel resto della tragedia.

Egli ha innanzi quell’azione, e come essa cammina, così si sviluppano le impressioni nuove, personali, contemporanee nel poeta che le è di rincontro. Quanto movimento, quanta pienezza!

Dapprima egli guarda la battaglia come uno spettacolo interessante, per curiosità, e vede i preparativi della pugna:

      S’ode a destra uno squillo di tromba;
A sinistra risponde uno squillo;

e come si fa quando uno guarda un oggetto interessante, lo descrive finché giunge a questo:
Gronda il sangue; raddoppia il ferir.

Appena vede spicciare il sangue, la curiosità muore, sorge un altro sentimento. Il poeta, quantunque staccato dall’azione, non la considera come estranea interamente a lui: sorge qui l’uomo nuovo moderno, che ha la coscienza del sentimento nazionale, e perciò la contrada ove si combatte non è una contrada qualunque, interessa il poeta che ci è nato; perciò quegli uomini, quantunque uomini del secolo XV, gli appartengono, sono i suoi antichi, sono italiani come lui. Ecco la stessa azione guardata da un altro punto di vista.

Il poeta vede i due eserciti; egli, italiano, dice tra sé: — Uno è lo straniero che invade le nostre terre, l’altro dev’essere il popolo che combatte per la sua indipendenza — :

Chi son essi? Alle belle contrade
Qual ne venne straniero a far guerra?
Qual è quei che ha giurato la terra
Ove nacque far salva, o morir?

Qui scoppia improvviso un nuovo sentimento, un nuovo pathos. C’è una frase assai espressiva per indicare la situazione di