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vi. «il conte di carmagnola» | 179 |
incidenti insignificanti si trasformano nell’immaginazione: ci penetra il perfido Jago, che eccita e dirige il sospetto, fino al punto che questo diventa certezza. Qui si ha il vero processo psicologico, la storia dell’anima.
Manzoni, dunque, vuol rappresentare il modo come poco a poco dalla confidenza reciproca tra il Senato veneziano e Carmagnola si passi al sospetto, e da questo alla certezza del tradimento, e si giunga alla morte del Conte.
Il difetto del Carmagnola è il seguente. Se la base di questa tragedia dev’essere un processo psicologico, questa vera base di tutto il movimento drammatico è rappresentata solo nel terzo atto. Là si vede il Conte superbo della sua vittoria, poi un Commissario viene a dirgli: — Bisogna continuare nell’opera cominciata colla vittoria — . Il Conte non ammette che un Commissario del potere civile gli faccia lezione. Più tardi viene un altro Commissario e dice al Conte: — I soldati restituiscono i prigionieri, ordinate loro che noi facciano — . Era quello un uso di guerra, e il Conte non solo si rifiuta ad impedire la restituzione, ma ne fa liberare altri quattrocento. Egli se ne va e i due Commissarii rimasti soli si guardano in faccia e dicono: — Abbiamo a fare con un uomo avvezzo al comando, e che vuol sempre comandare — .
I due precedenti atti sono l’esposizione degli «antecedenti», i due seguenti sono la condanna del Conte, la catastrofe. Tutta la tragedia si concentra nel terzo atto.
Manzoni che vuol fare una tragedia storica, non s’è domandato: — Le cose sono avvenute cosí? — . La storia è stata più poetica della sua tragedia. Quel fatto de’ prigionieri fu il primo incentivo del sospetto; passano due o tre anni dopo questo fatto, prima che il Conte sia condannato. In questo tratto di tempo il Conte comincia ad essere sfortunato e ciò gli produce danno, perché la sfortuna d’un generale apre facile adito al sospetto. Egli ordina di prendere Cremona: i soldati le dànno l’assalto di notte, i cittadini resistono, quelli sono costretti a ritirarsi, e il Conte non insiste, non toma all’attacco. La flotta veneta si trova in mal passo, egli potrebbe salvarla, ma per vendicarsi