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vi. «il conte di carmagnola» | 171 |
e in Italia avvenne il contrario. Nessuno disse nulla riguardo all’interno organismo, anche perché la critica non si era ancora alzata a quelle regioni a cui era giunta la tedesca; la lotta s’impegnò intorno al meccanismo esterno e alle tre unità, di tempo, di luogo e di azione, che formavano appunto il cardine del meccanismo tragico. Naturalmente i Tedeschi accoglievano con favore questa tragedia, perché scostavasi dalla scuola francese e italiana e si accostava alla tedesca e all’inglese. Gl’Italiani e i Francesi non potevano accettare un meccanismo che era la negazione di Racine, di Corneille, di Molière.
In Francia Manzoni rimase sino al 1820, era a Parigi quando comparve il Conte di Carmagnola, vi aveva amici e seguaci. Vi dirò della lotta che questa tragedia fe’ scoppiare in Italia quando parlerò dei romantici e de’ classici.
In Francia il Conte di Carmagnola fu male accolto; i critici che se ne occuparono, come Raynouard, Chauvet — che fece una lunga dissertazione per provare che il meccanismo di Manzoni conduceva alla inverosimiglianza, era la negazione dell’interesse drammatico — celebravano il meccanismo tragico della scuola francese. Manzoni, prima di lasciar Parigi, dette una lettera manoscritta a Fauriel con la facoltà di farne quel che gli sarebbe piaciuto. Fauriel la pubblicò per le stampe, e a questa benevola indiscrezione di lui dobbiamo la celebre Lettera intorno all’unità di tempo e di luogo.
In essa Manzoni risponde allo Chauvet e cerca confutarne ad una ad una le obbiezioni, e siccome ora per giudicare di un lavoro dobbiamo fermarci anche sulle teoriche, e la questione delle tre unità ci viene spesso innanzi, ed ha relazione co’ criterii sull’arte esposti nella passata lezione, così è necessario fermarci su queste due lettere per cavarne un resultato fisso, delle norme che ci guidino ne’ nostri giudizii.
Chauvet, partendo dalle unità di tempo, di luogo e di azione, propone il seguente piano, correggendo lui la tragedia di Manzoni. — La tragedia, egli dice, dovrebbe cominciare al quarto atto, quando cioè il Senato veneto crede aver acquistato le prove della colpa di Carmagnola e ne ha deliberato la morte — .