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164 lezioni

Austriaci erano a Milano, ma c’era una nuova generazione ardente e piena di vita. Tutta questa vita si riversava nella letteratura.

Manzoni ebbe un privilegio mancato poi agli altri scrittori: quando compariva un suo lavoro, tutti se ne occupavano, tutti se ne interessavano. Il Conte di Carmagnola fu un avvenimento. Nella stampa, letteraria semplicemente perché non poteva essercene politica, primeggiavano la Biblioteca Italiana ispirata da Vincenzo Monti, diretta da Acerbi, scrittore che sotto le apparenze classiche era devoto agli Austriaci; e il Conciliatore che sotto pretesto di conciliare gettò le passioni della nuova generazione nel classicume. Da una parte Monti co’ suoi, dall’altra Manzoni, Pellico, Berchet, ecc.

La zuffa s’impegnò sul Conte di Carmagnola, e le osservazioni furono al disotto di quelle passioni: trite, volgari come la critica di quel tempo. Manzoni si trovò soperchiato nella lotta e ricorse ai suoi amici fuori d’Italia, Goethe, Fauriel. Abbiamo un fatto che onora Goethe e Manzoni. Il gran poeta tedesco scrisse prima un articolo, poi un altro in difesa della tragedia, dove sotto benevola critica si scorge la grande amicizia che egli nutriva per Manzoni.

Nonostante questa pressione sull’opinione pubblica, il Carmagnola non ha potuto reggere alla rappresentazione, perché al di sopra de’ partiti politici e letterari ci è la voce popolare, ultima a dare il suo giudizio che è infallibile. Quando Manzoni pubblicò il Cinque Maggio, tutti batterono le mani, i critici furono ridotti al silenzio. Innanzi al Conte di Carmagnola la critica rimase incerta; ma di tutto quell’insieme una sola cosa è rimasta viva, il Coro.

Dobbiamo renderci conto di questo giudizio, osservando quali ragioni resero freddo il popolo italiano innanzi a questa tragedia; ragioni che non possono essere di partiti, politici o letterari, ma desunte dal libro immortale dell’arte.

Qui permettetemi che vi faccia un piccolo intermezzo per esporvi i miei criteri sull’arte. Siamo giunti ad un punto dove sorgono tante domande: — Che cosa è l’arte? perché l’ideale di