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i. il mondo epico-lirico di manzoni 11

dotto alla sua idealità e armonizzato con lo spirito moderno. Onde nasce un mondo ideale, riconciliato e concorde, ove si acquietano le dissonanze del reale e i dolori della terra. Ivi è il Signore, che nel suo dolore pensò a tutti i figli di Eva; ivi è Maria, nel cui seno regale la femminetta depone la sua spregiata lagrima; ivi è lo Spirito, che scende aura consolatrice ne’ languidi pensieri dell’infelice; ivi è il regno della pace, che il mondo irride, ma che non può rapire. Il nunzio di Dio non si volge alle vegliate porte de’ potenti, ma ai pastori ignoti al duro mondo. La madre compose il figliuolo in poveri panni, nell’umil presepio. Il povero, sollevando le ciglia al cielo che è suo, volge in giubilo i lamenti, pensando a cui somiglia. La schiava non sospira più, baciando i pargoli, non mira invidiando il seno che nutre i liberi. Lo Spirito scende placabile, propizio ai suoi cultori, propizio a chi l’ignora. Il fanciulletto nella veglia bruna chiama Maria, il navigante nella tempesta ricorre a Maria. Gli uomini sono nati all’amore, nati alla scuola del cielo.

Questo mondo ideale contiene in sé il mondo morale, come l’aveva concepito il pensiero moderno. È il mondo della libertà e dell’eguaglianza tolto a’ filosofi e rivendicato alla Bibbia, alla rivelazione cristiana. Certo, la realtà non era d’accordo con questo ideale, chi pensi cosa era allora la Santa Fede e la Santa Alleanza. Ma il poeta era la nuova generazione, pura di passioni giacobine e sanfediste, avida di pace dopo sì lunga lotta, aperta alle illusioni, facile a’ rosei ideali. Dopo così violente espansioni nel mondo esterno lo spirito si raccoglieva in sé, diveniva contemplativo e religioso, si creava nella sua solitudine un mondo ideale. Ivi realizzava quella società che vagheggiavano Beccaria e Filangieri con una fede robusta, fiaccata dall’esperienza; ivi trovava Dio accanto al fanciulletto, alla femminetta, alla schiava, al povero, all’oppresso; ivi costruiva quel regno della libertà e dell’eguaglianza, di cui ogni vestigio dopo tante illusioni e speranze era scomparso sulla terra. Il mondo religioso, ridotto vacua esteriorità, riacquistava un contenuto, riconduceva nelle sue forme l’antico ideale oscurato nella coscienza, e, spogliatasi la sua rigidità dommatica e dottrinale,