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gli basta, e riunisce in lui tutte le qualità che può avere il suo ideale.
Vedete un po’ quali sono le conseguenze di questa maniera di formazione. Il punto di partenza non è il reale, la storia, ma un ideale concepito dalla intelligenza. Perciò la composizione è anch’essa per dir cosí ideale o intellettuale, cioè Alfieri non fa succedere i fatti secondo le esigenze storiche di tempo e di luogo : aggruppa i fatti come un filosofo raggrupperebbe le idee; e quindi questa successione mi rappresenta come tante proposizioni logiche unite insieme per dimostrare una proposizione principale, per giungere al quod erat demonstrandum.
Alfieri dunque ordina i fatti suoi più in modo intellettuale e logico che storico. Ne nasce da una parte mutilazione, dall’altra esagerazione. Mutilazione, perché è obbligato a togliere i fatti che non servono al suo scopo, non giovano a mettere in vista il suo ideale : i suoi personaggi sono storicamente mutilati. Esagerazione, perché mentre taglia alcuni particolari, altri deve alzare fino all’ideale che gli sta innanzi; e allora si ha il caso del tiranno Procuste, il quale quando mettea sul suo letto qualcuno che non ci stesse esattamente, lo prendeva per le gambe e lo stirava : cosí Alfieri deve prendere i personaggi e stirarli fino al suo ideale. Ecco i difetti naturali della sua composizione, logica ma fredda.
E non basta : la composizione ideale produce il meccanismo anche ideale nella tragedia : il meccanismo è l’esecuzione di quell’ordito, l’ordito considerato nelle sue parti. Dite ad Alfieri che la trama della tragedia è troppo lunga : egli che ha il suo ideale composto logicamente, non guarda se storicamente può avvenire ciò che fa avvenire, gitta via leggi di tempo e di luogo, e ne nasce l’unitá di tempo e di luogo, giá ammessa come canone dai critici, qui portata all’esagerazione, in modo che tutti gli avvenimenti si svolgono in una stanza e in ventiquattro ore : assurde regole nate da un’assurda composizione.
Veniamo allo stile e al linguaggio. Poiché il personaggio di Alfieri è ideale, cioè fuori della vita, di taglia non comune, eroe, dio dell’Olimpo; quando parla, il suo linguaggio non può rima-