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v. alfieri e manzoni | 155 |
Avete visto il suo sforzo, quando è venuto al Cinque Maggio, di fare di Napoleone l’orma del Creatore, uno strumento della Provvidenza; ma avete anche veduto come la grand’ombra di questa realtà copra tutte quelle velleità del nuovo ideale, come essa si presenta e pone da sé secondo il popolo la concepisce, e Manzoni fa risplendere quell’ideale solo all’ultimo momento, all’istante della morte.
Ebbene questo ideale dell’«ultim’ora» non lascia però di avere la sua influenza nel modo come il poeta concepisce gli avvenimenti, come rappresenta la vita terrena. Guarda con l’occhio dell’altro mondo, innanzi al quale le passioni della vita sono vanità: c’è in lui una tendenza a spogliare gli avvenimenti di quella vernice, di quell’involucro del quale li coprono i contemporanei; a vederli nella loro realtà, quali sono; a spogliar questa delle passioni che penetrano in tutta la vita storica e vederla con occhio tranquillo, con l’occhio calmo di chi si sente presso a morte: perché sapete che a quel passo le cose umane sembrano tutt’altre, tutte le passioni della vita terrena spariscono.
Vedete nel Cinque Maggio qual è il carattere che prende il poeta:
Vergin di servo encomio E di codardo oltraggio. |
Segno d’immensa invidia E di pietá profonda; |
Questa tendenza Manzoni l’ha non solo dal suo colorito cristiano, ma ancora dalla sua natura pacata e calma, perché anche la natura del genio ha influenza sulla sua creazione; ma vo-