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iii. Ermengarda | 137 |
garda, per loro quello è lo spettacolo ordinario della terra, abituate come sono a guardare all’altra vita. Avete la tragedia umana considerata in modo filosofico, perché la religione è destinata ad essere la consolazione, la filosofia della vita. L’anima di Ermengarda, guardata da un punto di vista celeste, fa loro sentire la religione artisticamente : non ci è niente di appassionato e di turbolento, ciò che è proprio della lirica terrena.
Capite ora perché, guardando le cose tranquillamente, le pure vergini del Signore possono riepilogare la vita di Ermengarda quasi con caratteri poetici : in quelle memorie esse vedono la forma esteriore; e capite perché sin presso al letto di morte possono ricorrere a paragoni per esprimere misticamente amori terreni, che non son nate a comprendere direttamente. Con un magnifico paragone infatti nel Coro è rappresentata Ermengarda, rivolta alle immagini del passato, poi tutta del cielo, poi di nuovo volta alla vita terrena: esse che non intendono la lotta che è in lei, ricorrono a delle immagini e cercano spiegarsela colla similitudine di fenomeni naturali :
Come rugiada al cespite Dell’erba inaridita, Fresca negli arsi calami Fa rifluir la vita. Che verdi ancor risorgono Nel temperato albor... |
Vi ripeterò un altro paragone che è il capolavoro di questo Coro :
Muori; e la faccia esanime Si ricomponga in pace; Com’era allor che improvvida D’un avvenir fallace. Lievi pensier virginei Solo pingea... |