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iii. Ermengarda 135

prendere Ermengarda al principio della sua vita, accompagnarla nelle sue vicende, dimostrare la storia del suo cuore, che cambia insieme coi fatti in mezzo ai quali si trova, per vedere la lotta che è in lei tra l’amore di un uomo e l’amore di Dio: allora sentireste il valore drammatico di Ermengarda, avreste la donna. Il poeta invece vi gitta come un antecedente tutta la storia terrena di lei; per mostrarci il suo amore ricorre alla supposizione poetica che le escan di bocca, quand’ella cade in delirio, frasi come questa:

— Tremendo amore è il mio... — ,

e subito dopo muore cercando il cielo cogli occhi. Sentite qui veramente la lotta tra l’amore terreno e il celeste?

Vorrei farvi sentir bene il vuoto che è intorno ad Ermengarda. Come ideale di donna impareggiabile ricordo la Margherita di Goethe, che è una di quelle donne rimaste eterne nell’orizzonte poetico, perché tutto ciò che costituisce la sua natura non si manifesta con frasi poetiche, con immagini, con apostrofi, ma mediante situazioni drammatiche, cioè col saper trovare al di fuori tale situazione che possa meglio disegnare un lato del carattere.

Per esempio, Margherita va in chiesa: ecco l’ideale cristiano, qui il monastero, là la chiesa.

Margherita ha rimorso di aver ceduto alle insistenze di Fausto, si sente già madre. Comincia a parlare con le compagne, una di queste le narra la storia di un’amica comune: — Sai che è divenuta Lisa? Non è più la buona Lisa di una volta— ; e le racconta il fato di questa, che è il fato comune alle giovani che han ceduto la loro verginità. Le compagne se ne vanno e Ghita cammina sola, con queste idee ed impressioni nell’animo. Ella pensa: — Anche io una volta raccontava dei falli di qualche povera fanciulla, e come ero zelante nel condannarla! Io parlava come ora parlano le altre, ed ho commesso la stessa colpa che allora giudicava con tanta severità — . Così pensando, ella giunge ad un crocicchio — ecco la situazione — ove trova un’im-