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116 lezioni

Per cui anche le reazioni hanno il loro significato storico, la loro efficacia. Vediamo nella storia questo spirito reazionario contro il secolo XVIII.

Dapprima si domanda: — Come mai dalla storia han potuto nascere i saturnali del ’93, Marat, Robespierre? — (I quali però erano uomini che avevano in sé lo spirito del loro secolo). Allora si cerca di rifare il mondo storico, di andare alle prime sorgenti, di far la critica ad uso di un partito politico, per vedere se possono venir fuori nuovi risultati. Con queste idee preconcette si ottengono risultati opposti a quelli del secolo XVIII.

Per uscire dalle astrazioni vi darò un esempio, il più vicino alla nostra lezione: la questione longobarda. Come il Risorgimento parlava con isdegno e disprezzo del Medio Evo, considerandolo epoca di barbarie, così il secolo XIX fa centro di studi il Medio Evo, e s’incontra con la questione longobarda, la quale non fu agitata solo in Italia. Savigny scrisse un magnifico capitolo su di essa, e Manzoni non aveva letto Savigny quando se ne occupava.

Vediamo un po’ il secolo XVIII, il XVII, il XVI (perché il XVIII non è uscito come un fungo dalla storia, le sue origini rimontano alla metà del XV), come considerano la questione longobarda?

Dimostrano gli storici di quei tempi che i Longobardi erano un popolo straniero, che venuto in Italia finì coll’immedesimarsi col popolo latino; che quello avea conceduto a questo l’uso delle leggi sue, le libertà municipali, tutte le larghezze che potevano avere gli uomini longobardi, tranne la superiorità del dominio. Perciò, dicevasi, se i Longobardi non fossero stati disturbati nella loro opera unificatrice, fin d’allora si sarebbe avuta un’Italia nazione; prima colla violenza, poi col dolce e lento mescersi delle razze, e l’Italia sarebbe stata una come la Spagna, e la Francia. E ciò per quegli storici era un risultato così grande che doveva renderli indulgenti verso i Longobardi: Machiavelli li esalta, Muratori li difende, finanche l’ultimo filosofo del secolo XVIII, morto nel XIX, Romagnosi, n’è invaghito, li ama,