Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
le prime indagini | 53 |
— Non è vero. Se io avessi riconosciuto i miei torti, se ne avessi fatto ammenda, ella vivrebbe.
Riabbassato lo sguardo, egli parlava ora con accento di così sincero rimorso che il Ferpierre ne fu impressionato. Se la cameriera diceva che il suo padrone era ridiventato migliore, e se costui aveva prima taciuto e quindi anche negava questo fatto perseverando invece nell’incolparsi, l’accusa appariva meno fondata. Allora, se bisognava credere agli argomenti del Vérod, i sospetti dovevano piuttosto rivolgersi contro la giovane studente? Il principe voleva dimostrare il suicidio per salvare la compagna di fede?
— Della donna che era qui in casa, di questa Natzichev, che cosa pensava la vostra padrona?
— Non so. Non la vedeva.
— Pure sapeva delle sue visite? Le dispiacevano?
— Non so...
Parve al giudice che la presenza dell’accusato le impedisse ora di parlare liberamente.
— Lasciateci soli, — disse pertanto al Zakunine. Poi, quando costui, inchinata la testa, fu scomparso dietro l’uscio dove i gendarmi vigilavano, si avvicinò alla donna.
— Sentite, — riprese, piano ma vivacemente e in tono di persuasiva confidenza; — noi qui siamo dinanzi a un dubbio grave. Mentre le apparenze dimostrano che la vostra padrona si è uccisa,