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della defunta? L’attitudine di sfida superba della straniera, la durezza dei suoi sguardi, la certezza che anch’ella doveva essere affiliata al nihilismo, avevano disposto il giudice di pace contro di lei; ma tutta la severità del Ferpierre s’accumulava sul capo del principe.

Egli lo conosceva da lungo tempo per fama. Sapeva che, con uno dei maggiori nomi e una delle più larghe fortune del suo paese, ne era stato bandito per complicità in una congiura contro la vita d’un generale. Sapeva che l’esiliato aveva proseguito a cospirare con maggior lena, che era divenuto uno dei più temibili direttori del partito rivoluzionario europeo, che una condanna di morte gli pendeva sul capo. E sapeva ancora che, nonostante lo scopo politico paresse prendere tutta l’attività del ribelle, costui trovava ancor tempo di fare una vita piena d’avventure galanti, di passare d’amore in amore, ripagando col dolore dell’abbandono e del tradimento le sciagurate incapaci di resistere alla sua seduzione. E da questo ribelle sanguinario, da questo indegno Don Giovanni, la contessa d’Arda s’era lasciata sedurre!... Ma aveva ella voluto morire per non assistere alla rovina d’un sogno d’amor fedele, oppure veramente il principe e la nihilista l’avevano uccisa?

Il Ferpierre, incerto e confuso dinanzi al mistero, discuteva la sera stessa della catastrofe, alla villa, questi ed altri quesiti con il giudice di pace, dopo