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i vostri iniqui artifizii trascinino nel precipizio chi non ha colpa. Voi amate la verità sopra ogni cosa? Il vostro sacro dovere è di scoprire la verità? Voi siete delegato dalla società a fare giustizia? Ebbene, dite a questa vostra società, — e la sua voce si alzò di tono, ella quasi gridò: — dite che uccisi io quella donna. Date corso alla vostra giustizia; ma sappiate che io la disconosco, che la disprezzo; ponetevi nella mente che io rivendico la responsabilità dell’atto commesso non per patirne il castigo ma per ottenerne la lode!

L’impressione prodotta da quelle parole nell’animo del giudice fu enorme. La meraviglia e il piacere per la pronta riuscita dell’espediente, la soddisfazione di veder confermati i suoi sospetti, la nuova curiosità per la superba millanteria della rea, un senso di compassione che secretamente e quasi mal suo grado lo persuadeva all’indulgenza ora che la confessione e la millanteria avrebbero dovuto farlo più rigido, occupavano ad una volta l’animo suo.

— Ah, confessate?... — potè dire soltanto nel primo momento della confusione, senza troppo badare all’opportunità della domanda; ma subito dopo, padroneggiandosi: — Confessate anche voi? — ripetè, per insistere nell’artifizio così bene riuscito. — A chi debbo credere, ora? Gareggiate dunque di generosità fino a tal segno? Ciascuno s’accusa per salvar l’altro? Nobile gara!...