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l’inchiesta 187

bontà dell’animo loro, ma che infatti è un godimento da egoisti e, come tale, offende peggio i traditi. Il principe che aveva trascurato e vilipeso l’amica sua quando era andato in cerca di semplici piaceri, poteva essere stato disposto da una nuova passione a questa presuntuosa pietà; per meglio gustare la propria fortuna era forse venuto a contemplare lo spettacolo dell’infelicità da lui cagionata, a confortarla ipocritamente.

Se questa era la giusta spiegazione del sentimento di Zakunine, quale effetto doveva essersi prodotto nell’animo della contessa? Amando anch’ella un altro uomo, poteva essere stata gelosa della nihilista e per gelosia impotente darsi la morte? Non si poteva credere. Al contrario: la certezza che il principe era d’un’altra doveva averle procurato, nonostante la serietà che aveva per lei l’impegno preso con la propria coscienza, un senso di liberazione; ella aveva dovuto sentire che, a giudizio dei più, sarebbe stata ora scusabile se avesse ripreso la propria parola. Ma contro questo accomodamento stavano tutti i suoi scrupoli, e l’ipotesi del suicidio appariva anzi più naturale se la disgraziata aveva ignorato che la pietà del principe era falsa. Potendola credere sincera, ignorando il nuovo amore di lui, ella aveva dovuto sentir crescere la difficoltà di secondare le speranze del Vérod. Ma aveva realmente ignorato il nuovo amore del principe? Anzi il principe amava realmente la