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l’inchiesta 177

quando il male non aveva messo in lui radici tanto profonde, lo avrebbe guarito; ma il loro incontro era avvenuto troppo tardi, e se per un poco egli aveva dimenticato le inveterate abitudini di vita e di pensiero, era ben tosto tornato quello di prima. E poichè le continue reazioni di quell’anima parevano crescere in violenza, egli aveva fatto scontare alla contessa Fiorenza le promesse di ravvedimento con le derisioni e gli oltraggi. Credendo alle promesse di lui, la contessa lo aveva condotto in Italia, a Milano, sui laghi lombardi, nei luoghi a lei familiari, nelle case dove ella era vissuta, sperando che per la lontananza dai compagni di fede e per la virtù del benefico clima morale la guarigione sarebbe stata più pronta. Invece più rapido era stato il disinganno, perchè dall’Italia egli si era fatto espellere. L’avventura aveva fatto molto rumore nella penisola: quantunque il solo nome d’un rivoluzionario come Zakunine potesse giustificare il provvedimento della polizia italiana, il ministro Francalanza era stato accusato d’averlo preso per ragioni intime, perchè c’era di mezzo una gran dama; vivaci interpellanze erano state portate in Parlamento. Lo scandalo aveva dolorosamente ferito la contessa; ma, nonostante, ella aveva seguito lo sbandito, accettando l’esilio. Fuori d’Italia egli si era dato nuovamente alle congiure ed agli amori, tutto quanto. L’anno innanzi un grandioso tentativo rivoluzio-