quando il male non aveva messo in lui radici tanto profonde, lo
avrebbe guarito; ma il loro incontro era avvenuto troppo tardi, e se per
un poco egli aveva dimenticato le inveterate abitudini di vita e di
pensiero, era ben tosto tornato quello di prima. E poichè le continue
reazioni di quell’anima parevano crescere in violenza, egli aveva fatto
scontare alla contessa Fiorenza le promesse di ravvedimento con le
derisioni e gli oltraggi. Credendo alle promesse di lui, la contessa lo
aveva condotto in Italia, a Milano, sui laghi lombardi, nei luoghi a lei
familiari, nelle case dove ella era vissuta, sperando che per la
lontananza dai compagni di fede e per la virtù del benefico clima morale
la guarigione sarebbe stata più pronta. Invece più rapido era stato il
disinganno, perchè dall’Italia egli si era fatto espellere. L’avventura
aveva fatto molto rumore nella penisola: quantunque il solo nome d’un
rivoluzionario come Zakunine potesse giustificare il provvedimento della
polizia italiana, il ministro Francalanza era stato accusato d’averlo
preso per ragioni intime, perchè c’era di mezzo una gran dama; vivaci
interpellanze erano state portate in Parlamento. Lo scandalo aveva
dolorosamente ferito la contessa; ma, nonostante, ella aveva seguito lo
sbandito, accettando l’esilio. Fuori d’Italia egli si era dato
nuovamente alle congiure ed agli amori, tutto quanto. L’anno innanzi un
grandioso tentativo rivoluzio-