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l’inchiesta 173

l’anima sua furono provate e misurate da ciò: che egli seppe frenarsi ed accettò di sapere in braccio altrui la sposa del cuor suo. Egli che non le aveva quasi parlato, che non ne conosceva i sentimenti, che si era appagato di sospirarla da lontano, potè credere, vedendola accettare la mano del generale, che lo amasse, che sarebbe stata felice con lui. E sanguinando e struggendosi, tacque, scomparve, per non esserle d’ostacolo; ma quando seppe che il fortunato rivale era immeritevole della fortuna ottenuta, che non solo non faceva felice, ma avviliva, maltrattava e mortificava la creatura alla quale egli aveva voluto risparmiare, non che un dolore, un solo pensiero molesto, allora la furia del cruccio, del rimorso e dello sdegno lo gettarono in mezzo ai nihilisti che meditavano d’uccidere il terribile governatore. Scoperta la congiura, il gran nome e più del nome il motivo tutto morale, estraneo alla politica, che lo aveva animato, lo salvarono dalle pene crudeli inflitte ai suoi compagni; ma quella politica, alla quale fino al giorno prima era stato indifferente, lo infiammò subitamente.

Durante i preparativi del complotto, nella frequentazione dei rivoluzionarii, egli non aveva potuto, dominato com’era da un’altra idea, porre mente alle ragioni che armavano i suoi compagni; l’amore della libertà, l’odio della tirannide, la sete di giustizia, l’ideale di fratellanza dovevano essere per l’amante vendicatore incomprensibili; ma