non chiedevate nulla: anche
l’uomo per il quale s’era perduta aveva detto così. La logica della vita
è quella che costui le aveva crudamente rivelata: «Chi ha fame deve
cibarsi.» Se la speranza è il massimo bene, intanto essa ci giova in
quanto pensiamo di conseguirne l’oggetto; nessuno al mondo si consola
imaginando un bene al quale non potrà mai arrivare. Logicamente,
necessariamente ella doveva cadere in un nuovo errore. Dico errore, ma
potrei anche dire colpa. Non dubito dell’onestà delle vostre intenzioni,
ma la debolezza vostra e sua ve la avrebbe fatta dimenticare. L’ardenza
del desiderio vi spingeva a contrarre un impegno del quale forse vi
sareste pentito. Anche senza la previsione del vostro pentimento ella si
sentiva preclusa la via ad una nuova gioia. Tutti questi pensieri che la
disgraziata aveva lungamente considerati si dovevano ridestare più
urgenti, più molesti, più funesti dopo le vostre parole. Quale momento
sceglieste per parlare? Il più grave. L’uomo cui si era legata tornava
presso di lei. Egli era diventato migliore; abbiamo la testimonianza di
Giulia Pico, dalla quale risulta che il principe cominciava a diportarsi
meglio verso l’amica. Se, dunque, ella aveva pure cercato di
persuadersi talvolta che il suo legame era sciolto dopo l’abbandono
patito, non poteva più sentirsi ora libera. Il dovere di restare con
quest’uomo al quale s’era data per sempre, che dimostrava