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poteva combattere. Il bisogno di signoreggiare quella vita, di occuparla tutta di sè, di uniformare alla propria volontà quella volontà forte e tenace, alimentava il fuoco della sua passione. Nessun’altra donna lo aveva avvinto con le blandizie, con le lusinghe, con le illusioni, quanto costei con la resistenza e l’ostilità. Tutto quanto aveva fatto, nei primi tempi, per vincerla, era stato invano: ella gli si era accordata, inaspettatamente, quando aveva voluto, quando egli ne aveva perduto la speranza. Nonostante la dedizione, dopo il possesso, con tutte le prove d’amore ottenute, egli aveva più volte sentito di non essere penetrato fino agli ultimi recessi dell’anima sua. Ora che un altro gliela contendeva, ora che egli non poteva vivere senza trionfare di costui, senza saperla sua interamente, perdutamente, come una cosa inerte, come la cera duttile, come la creta malleabile, ora ella si dava tutta a quell’altro, restava lontana, chiusa, inaccessibile. La tentazione di fuggirla, piuttosto che contentarsi del poco che gli avrebbe concesso, si era insinuata allora nel suo pensiero, lo aveva investito e dominato. Non era giustizia, no, che egli spasimasse così,