non erano finiti senza che egli ne fosse morto? Prima non si era appagato di ciò che le donne altrui avevano potuto o voluto accordargli? All’idea di prenderne una per sè non si era sempre ribellato? Due o tre volte, bensì, nella prima giovinezza, la tentazione era stata fortissima, avvalorata dai consigli dei parenti, dalle esortazioni della madre; ma non si era sempre vinto, e sua madre non era morta col dolore di lasciarlo solo? La libertà non gli era sembrata un bene tanto grande da potersi pagare con qualche cosa di più penoso ancora che non la solitudine? Nel matrimonio non aveva visto una convenzione micidiale all’amore, e dell’amore non aveva sempre avuto bisogno per le sue ispirazioni d’artista?... Ma il ragionamento, il ricordo della tenacissima opinione di tutta la sua vita restavano inefficaci contro il dolore. Nel suo dolore egli riconosceva ora che il legame indissolubile, sempre evitato come il più grave dei danni, non era un ostacolo alla felicità, se altri ora se ne giovava per distruggere la felicità sua. Quella convenzione giudicata funesta all’amore era il patto che garentiva il possesso. La sua condizione di amante costret-