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la messa di nozze 49

sventolava all’albero maestro della nave, la precedeva guidandola; a un nuovo fischio, a un ordine: «Mòlla!» l’àncora si staccò dal fianco possente, scivolò col fragore delle ferree catene, precipitò in mare sollevando una nappa di spuma. Tutt’intorno, dalle murate dei piroscafi attraccati, marinai e passeggeri seguivano curiosamente la manovra; la folla era densa a bordo d’un grosso transatlantico tedesco, il «Braunschweig», che aveva issato la bandiera di partenza, e le cui gru stridevano tirando a bordo balle e bauli, e per le cui scale era un continuo andirivieni. Più fitto ancora era il formicolio a bordo del «Senegal», e dalla riva alla nave, come dalla nave alla riva, gli avidi sguardi degli arrivanti e degli aspettanti si cercavano, si incrociavano, e già qualche fazzoletto sventolava, ai primi riconoscimenti. Con la macchina ormai ferma, per la sola forza acquisita, il «Senegal» si avanzò ancora un poco, girò su sè stesso mentre la barca del pilota portava a terra, alle prese d’ormeggio, le gomene che i marinai vi annodavano; poi gli argani stridettero tesandole, e la nave si dispose lungo la calata. La folla si rime-