nire? Io ho dovuto udire l’elogio di suo marito, per l’affetto profondo che le porta, per le prove che gliene ha date e gliene dà, per la condiscendenza con cui, nonostante il suo orgoglio britannico, ha lasciato che uno dei figli, il più piccolo, sia da lei educato in Italia, all’italiana; per la fedeltà che le serba, laggiù, nella Stanlesia, non ostante la facilità di avere quante donne gli piacerebbero.... Allora, sì, ho pensato che la menzogna ha del buono, che la verità è talvolta insopportabile. Ma ella non è donna da mentire nè da disdirsi. La sua volontà è forte, tenace, ostinata. Come dice ciò che pensa, così fa ciò che vuole. Le ho chiesto almeno una cosa, una sola: di non venire fin qui ad incontrarlo, di aspettarlo a casa, a Firenze. Non potendo impedire che egli ve la raggiungesse, mi sarei rassegnato per forza; all’idea che ella stessa si movesse per andare ad offrirglisi mi ribellavo. Ella ha detto di no, che non può, che ha promesso, che ha fatto così tutte le altre volte, prima di me; che io pretendo troppo, ciò che non può darmi, l’assurdo: ed eccomi qui per assistere al loro incontro, in queste condizioni, con queste certezze: capisci ora, capisci?...