Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
34 | la messa di nozze |
di quella parola, preso dall’interesse di quella confessione.
— Ma che volevo dirti? — esclamò lo stesso confidente, arrestandosi, come non ritrovandosi più, come sovvenendosi di qualche cosa dimenticata. — Ah, questo: che anche quando l’evidenza mi costrinse ad ammettere l’esistenza del marito, io non lo conobbi, non vidi com’era fatto, lo seppi assente, lontano, in un’altra parte del mondo, dove ella non sarebbe mai più andata, di dove egli forse sarebbe tornato, ma non si sapeva quando, tardi certamente, non prima di tre anni, forse quando l’amor mio per lei sarebbe finito — poichè io le dichiaravo che sarebbe finito! ed ella lo sapeva! come sapeva e dichiarava che sarebbe finito il suo per me! Quando ti dico che abbiamo rinunziato alle finzioni, che abbiamo guardato in faccia la realtà, la più triste, la più dolorosa, la più malvagia! Ma vedi: la verità è salutare. Noi andiamo continuamente giurando che ogni nostro amore è eterno, perchè questo giuramento ci è richiesto, perchè noi stessi crediamo di far bella figura dichiarandoci capaci di amare eternamente. Ma ogni volta che giuri, nello