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la bella morte 327

il giovane vi aveva nascosto. «E portarmi con me i suoi fiori e la sua immagine!...» Prima di stendere la mano egli esitò un istante, pensando che solo il padre aveva forse diritto di frugare tra quelle reliquie. Ma tosto gli sovvennero le altre parole: «Mio padre non sa, non può sapere; come fargli comprendere?...» E allora trasse risolutamente la busta.

I fiori, un poco gualciti, olezzavano sopra il ritratto, acutamente. Gli occhi dell’immagine erano vivi, sfolgoravano sotto la fronte pura incoronata di fiamme. Le linee delle due bande in cui si spartiva la chioma meravigliosa guizzavano come fiamme ripiegate sulle tempie da un soffio misterioso, parevano i segni visibili di un intimo fuoco. Tutto il viso era meraviglioso di bellezza, di espressione profonda, di vita intensa ed ardente.

Ad un fischio, Roccaforte si riscosse, nascose i fiori ed il ritratto sotto la tunica e risalì rapidamente. Passando dinanzi all’alloggio del padre sostò, ripreso da uno scrupolo.

— Il comandante? — disse al piantone, che stava nell’anticamera, ritto contro l’u-