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la bella morte | 311 |
alle marre! — ordinò il giovane, dopo aver indossato anch’egli un impermeabile. — Qua un paranchetto: incocciatelo a quel golfare....
Gli uomini eseguivano gli ordini quando sopravvenne il secondo.
— Ma in che modo furono fissate queste rizze? — osservò con voce irritata. — Mi pare che oggi lei abbia la testa altrove, Carleoni! Eccoci ora costretti a lavorare con questa razza di tempo!
Il rimproverato non rispose, dando mano a snodare le cime.
Di lassù la gravità della procella riusciva più manifesta. La libecciata investiva furiosamente la «Siracusa»: agli assalti degli enormi marosi la sua prora non tagliava più le acque, si abbassava e rialzava, come impennata; poi, ritirandosi il mare e scavandosi dinanzi alla nave, questa pareva scivolare per la liquida china; ma l’orlo della voragine si rialzava, si rigonfiava, si rovesciava sul castello con un crepitio di cristalli infranti, scorrendo sulla coperta, lanciando gli estremi spruzzi fino sulla plancia. Fermo nel centro del castello, con gli occhi al mare ed agli uomini, Barbarini gri-