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la bella morte 303

cie di canto nella sua voce. Roccaforte sorrideva tra sè d’un sorriso un poco amaro, ripensando alle ore trascorse nell’ansia, con la paura d’una catastrofe. Ora gli pareva che la sua paura fosse stata fuori d’ogni proposito, sciocca addirittura. Si sentiva un poco ridicolo per aver trepidato, mentre sarebbe stato tanto facile prevedere le ragioni dell’indugio! E il morso della secreta invidia diveniva più acuto; e come Luigi, inesauribile, riprendeva:

— La mia logica e la tua sono bambine presuntuose e ignoranti di fronte al suo sentimento. Volevo che cedesse, se mi amava; che mi respingesse, se non le importava di me. Sai che cosa m’ha risposto, quando le ho proposto il dilemma?

— Andiamo a pranzo, per ora! — lo interruppe quasi bruscamente. — Mi narrerai dopo.

E s’avviò per il corridoio verso la sala della mensa. La nave rollava e beccheggiava fortemente; nella foschia, appena rotta per una breve cerchia dalle luci di bordo, si vedevano le acque avvallarsi e sollevarsi in pieghe larghe che trascorrevano da prora a poppa gonfiandosi e coronandosi di creste di spuma.