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296 | la bella morte |
riprendevano, più forti, e la nave s’avanzava di qualche passo.
— L’áncora è a picco! — gridò il secondo, dal castello, rivolto al comandante.
— Viri a lasciare! — rispose la voce del capo.
Altri ordini, brevi, concitati, per recuperare catena; dopo un nuovo sforzo risonò finalmente l’annunzio:
— L’áncora ha lasciato.
Il timoniere, pronto a levar volta alla ságola della bandieruola, guardava il sottotenente di vascello Carleoni, aspettandone, quasi sollecitandone l’ordine; ma il giovane pareva assorto nell’esaminare, oltre la battagliola, l’áncora fangosa pendente lungo il fianco della nave, i cerchi concentrici che gli spruzzi del fango disegnavano cadendo sulle acque morte.
— Carleoni! — chiamò forte e brusco il secondo. — Guardi un po’ se il tirante è libero e ben guarnito.
Il giovane, riscuotendosi, incontrò finalmente lo sguardo del timoniere: ad un cenno la bandieruola fu ammainata.
E ancora una volta, all’ordine di: «Avanti, adagissimo» trasmesso in macchina dal