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la bella morte 295


— Sissignore, — rispose con voce che voleva esser franca e tentando di sostenere il freddo sguardo del capo.

— A che ora l’ha sentito?

— Alle undici e un quarto.

— È stato anche avvertito a voce, mi pare?

— Sissignore.

— A che ora?

— Alle tre.

— Le faccio osservare che sono le cinque passate. Si costituisca agli arresti in attesa di provvedimenti.

E si voltò dall’altra parte.

Gli astanti non fiatavano, come se la punizione fosse piombata su tutti loro. Il giovane rinnovò il saluto alle spalle del padre e corse a prora, al suo posto di manovra.

Tutti i gabbieri erano sul castello, un timoniere stava accanto all’asta della bandieruola, pronto ad ammainarla. L’argano e i verricelli già stridevano e sbuffavano; la tensione della catena dell’áncora, nello sforzo di svellere il ferreo dente dal fondo delle acque, era violento; pareva a tratti, ad uno scatto, che qualche ingranaggio si fosse spezzato; poi lo stridore, il cigolio, i soffî