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292 | la bella morte |
volgendo uno sguardo disperato alla riva, il capo disse, forte, senza guardarlo:
— Il sottotenente di vascello Carleoni non è rientrato?
Non disse: «Mio figlio». E Barbarini rispose, quasi duramente:
— No, comandante.
Domanda e risposta furono scambiate in mezzo a un silenzio profondo; i circostanti restavano immobili, inquieti, intimiditi. A un tratto la sirena squarciò l’aria col suo formidabile strido, un fiato enorme parve esalasse dalle viscere della nave, tutta la sua compagine vibrò, le acque rimosse sfrusciarono al primo giro delle eliche, ribollendo e spandendosi in cerchi di spuma. Lentamente la «Siracusa» si avanzò verso l’àncora. Il rombo della macchina cessò un momento per riprendere subito dopo; ma ora la corazzata indietreggiava, al moto inverso dei propulsori.
Dalle profondità della macchina venne l’annunzio:
— Tutto bene. Siamo pronti.
— Fra dieci minuti la gente al posto di manovra, — ordinò brevemente il capo.
E la notizia si diffuse per tutto l’equipag-