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un sogno 253

fole, tutte acciaccate dalla pressione: ridiedi loro la forma perduta perchè fossero pronte ad accogliere i piedi, dei quali ottenni così la misura e quasi sentii il contatto.... Quando ella ebbe tutto ciò che le occorreva, mi disse:

«— Ecco: basta così! Ancora grazie!

«— Di niente! Ora avrete bisogno di cambiarvi, di riposare. Vi lascio; tornerò verso mezzogiorno, per la colazione: volete?

«— A mezzogiorno, benissimo. Arrivederci.

«— Arrivederci!

«Pensavo che un altro sarebbe stato meno riguardoso, non avrebbe insistito per le due camere, non si sarebbe tratto da parte con tanta discrezione; ma sentivo anche di non averne nessun merito, giudicandola semplicemente doverosa, ragionevole e prudente. Tentare di abusare di lei sarebbe stato un errore, oltre che una volgarità: io potevo offenderla ed alienarmela. Dovevo stender le mani per significare che desideravo cogliere il dolce frutto? Ma il mio desiderio non aveva più bisogno di altre espressioni, a quell’ora.... Ed io non volevo strappare il frutto, volevo che cadesse da sè. Con l’idea che quello fosse un viaggio di nozze, pro-