Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
252 | un sogno |
stanza sprovveduta ed incapace d’un letto, addobbata soltanto d’un divano, di qualche poltrona, d’una scrivania e d’una specchiera.
«— Va bene, — dissi, soggiungendo poi, sottovoce, rivolto alla mia compagna: — La camera è vostra, io dormirò su quel divano.
«Ella che durante le trattative era rimasta a guardare tutt’intorno, indifferente, si tolse il cappello quando fummo soli, si tolse i guanti, si acconciò dinanzi allo specchio dell’armadio i capelli. Io trassi dalla sua borsetta il mazzo delle chiavi, dischiusi i suoi bauli e la sua cappelliera, e cominciai a trarne fuori la roba.
«— Vi ringrazio! — esclamò con effusione. — Fare e disfare i bauli è per me lo scotto insopportabile del piacere di viaggiare.
«— Sono qui per risparmiarvi ogni pena.
«Dalle vesti, dalle gonne, dai corpetti esalava un profumo acuto, carnale, inebbriante. La biancheria intima era d’una ricchezza straordinaria, le camicie da notte particolarmente, morbide, seriche, spumose, orlate di trine finissime, infiocchettate d’azzurro e di roseo. Da un involto trassi le panto-