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un sogno | 251 |
rare come se fossero miei, e salimmo sopra un omnibus della Compagnia ferroviaria, tutto pieno di gente diretta, come per una tacita intesa, allo stesso albergo: alcuni viaggiatori, sopravvenendo tardi, restarono a terra. Noi vi stemmo pigiati, a disagio, e io domandavo a me stesso il perchè di tanta ressa, che cosa mai veniva a fare tutta quella folla. Le vie e le piazze della metropoli mi passarono dinanzi come dietro la lente d’un cosmorama, come dipinti sopra uno scenario, tanta era la mia inquietudine di non trovare alloggio, di dover cercare un altro albergo, di doverle confessare che non conoscevo la città. Giunti che fummo, domandai al portinaio:
«— Avete posto?
«Bisognava dire: — Dateci due camere — per evitare che ci considerassero come sposi. L’equivoco era tanto naturale, che ci guidarono ad una camera nuziale.
«— Ne abbiamo bisogno di due, — dissi al cameriere.
«— Mi rincresce, — rispose quell’uomo, — ma non abbiamo altro che questo salottino.... — ed in così dire schiuse uno degli usci laterali, mostrandomi una piccola