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250 un sogno

puntato al seno i fiori della sera innanzi. All’ufficio telegrafico, quando lesse il foglietto azzurro, un nuovo sorriso, enimmatico come quello rivoltomi sulla soglia della cabina, le sfiorò le labbra.

«— Leggete.

«Lessi. La sorella diceva che le era stato impossibile partire, che sarebbe arrivata il domani alle dieci e trenta. Un lampo di gioia dovette accendermi lo sguardo.

«— Mi avete promesso di restare con me fino all’arrivo di vostra sorella?

«— Ve l’ho promesso.

«— Non mi potete più mandar via fino a domani! A che albergo scendete?

«— Io scendo al «Grand Hôtel», ma siccome vi andrà domani anche mia sorella, non è possibile farmi vedere oggi lì con voi.

«— Dove volete dirigervi allora? — le domandai, per non confessarle che venivo a Parigi la prima volta.

«— Non so.... — rispose, cercando. — Mi conoscono anche al «Bristol».... Ho sentito parlar bene del «Louvre»....

«— Al «Louvre»! — ordinai al facchino che portava il suo piccolo bagaglio. Le chiesi anche la ricevuta dei bauli, li feci riti-