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un sogno | 249 |
«— È detto.
«— Allora, buona notte!
«— Buona notte.
«La lasciai, andai a buttarmi sul mio giaciglio, con una nuova febbre addosso, la febbre dell’aspettazione. Il treno precipitoso mi sembrava troppo lento. A Parigi! A Parigi! Non vi ero stato ancora, avevo sempre rimandato a miglior tempo quel viaggio tanto desiderato, quasi prevedendo di doverlo compiere in circostanze romanzesche, di dover giungere nella metropoli in compagnia d’una straordinaria creatura. A pochi passi da me, dietro alcune pareti di assi, quali pensieri volgeva ella nella mente? Che cosa provava per me? A quali prove mi avrebbe sottoposto? Forse non lo sapeva ella stessa; molto probabilmente riposava, tranquilla, serena, mentre io contavo le ore di quella notte eterna. Come avevo già provato la sensazione fisica dell’inarrivabile, provavo ora quella dell’interminabile: mai più si sarebbe fatto giorno, mai più saremmo giunti.... Un sobbalzare più brusco sugli scambii più frequenti, un fischiare più lungo e rauco, ed eccoci a Parigi. Corsi incontro alla mia compagna; prima d’ogni altra cosa vidi che aveva ap-