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246 | un sogno |
della sua vita, la realtà di occuparne un’ora, mi venivano ancora a buon mercato.
«Traendo con le labbra di fragola lievi boccate di fumo dalla sigaretta che le avevo offerta, ella discuteva meco, per l’appunto, quanto valga l’amore d’una donna, che cosa metta conto di fare per ottenerlo.
«— Nulla!... — affermava sdegnosamente. — Se fossi uomo non farei nulla.
«— Dovreste distinguere, almeno, fra donna e donna.
«— Sono tutte uguali! Non valgono più di questo.... — e col mignolo scosse la cenere della sigaretta nel calice del vino spumante.
«— Se anch’io dicessi così?
«— Non sareste galante, ma vi stimerei sincero.
«— Ecco, per esempio, — esclamai con finta serietà, — valeva proprio la pena che lasciassi l’albergo, il mio buon letto, per farmi sballottare fino a Marsiglia e tornarmene poi solo, nel cuore della notte, per niente?
«Ella mi guardò con uno strano sorriso, il sorriso della sfinge dopo aver proposto l’enimma. Voleva dire che essendo io causa del mio male, non avevo da prendermela con