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242 un sogno


«— Ancora una volta grazie!... Buona permanenza!...

«Una tromba squillò, la macchina fischiò. Io che ero rimasto dinanzi al terrazzino, col cappello in mano, mi ricopersi, mi afferrai alla colonnina, e montando risolutamente sulla carrozza, corressi:

«— Dite buon viaggio, piuttosto.... Ma l’augurio è soverchio, perchè in vostra compagnia queste ore voleranno deliziosamente.

«La risata alta, argentina, cordiale, riecheggiò mentre il treno si metteva in moto.

«— Ridete, ridete pure. Ora siete in mio potere!

«— Come sarebbe a dire?

«— Ospite in casa mia!

«— Sul treno?

«— Avete accettato, sì o no, di pranzare con me?

«— Ho accettato!

«Non so come passò quella prima ora, non rammento che cosa dicemmo. Vi sono molte altre lacune nel ricordo del mio sogno. Voi sarete anzi stupite ch’io vi riferisca tutti questi discorsi; ma, naturalmente, non garantisco che tali fossero le nostre precise parole; nè, del resto, importa che sieno te-