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un sogno 241


«— Ah! Ah!...

«Tintinnio di campanelli, sbattere d’usci, fischi prolungati: il treno entrò sbuffando sotto la tettoia. Ella si alzò, io presi la sua borsa, le feci strada tra la calca, l’accompagnai fino alla carrozza coi letti, l’aiutai a salire sul terrazzino, porsi il suo minuscolo bagaglio al conduttore.

«— Avete tutto? — le domandai.

«— Tutto, grazie!

«Mentre ella dava a verificare i suoi biglietti, mi volsi intorno. L’uomo che cercavo, in livrea, con un foglio nella sinistra e una matita nella destra, annotava le ordinazioni dei viaggiatori: gli feci cenno d’avvicinarsi, gli dissi rapidamente:

«— Un pranzo riservato, per due, da servirsi dopo Cannes. Avete fiori?

«— Pochi, signore, e non belli.

«— Telegrafate a Nizza per procurarvene. Eccovi del denaro.

«— Benissimo!

«Adempiuta la formalità della verifica, ella si rivoltava in quel punto per dirmi, col più grazioso dei suoi sorrisi e stendendomi la mano:

De Roberto. 16