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un sogno 229

mulandosi l’oro e i biglietti di banca dinanzi a me, qualche cosa come ventimila franchi, mi parve di udire la voce di lei che ammonisse: «Ora basta!...»; ma non l’ascoltai, continuai a puntare, con eguale, con maggiore disinvoltura, come ebbro. E cominciai a perdere. La fortuna si era stancata. Non mi arrestai: volli sfidarla. A poco a poco tutta la vincita sfumò, perdetti anche il denaro che avevo portato meco. Quando non ebbi dinanzi altro che due monete d’oro, lasciai il posto, uscii nel giardino. Ella era ancora lì; le andai incontro, col cappello in mano.

«— Avete vinto o perduto?

«Trassi di tasca le due monete e gliele mostrai.

«— È tutta la vostra vincita?

«— È quanto mi rimane, dopo aver vinto ventimila franchi.

«Ella tacque un poco, poi domandò:

«— Che conto fate del denaro?

«Per tutta risposta, con un moto istintivo, con uno scatto improvviso, lanciai le due monete lontano, tanto lontano che non si udì il rumore della caduta.

«Il gesto non la stupì. La notte era divina,