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220 | un sogno |
quanto il suo conseguimento è costato di supplicazioni, d’implorazioni, di umiliazioni, di amarezze, di torture, di commozioni penose e logoranti, di assurde e ridicole esagerazioni spacciate per ubbriacare e scuotere l’oggetto del nostro desiderio, di tempo e di fiato e di pianto sprecati; ma chi può vantarsi di non esser passato per queste pene e di non aver fatto questo sciupìo? Chi ha trovato una donna, dico una donna e non una mercenaria nè un’ammalata, chi ha trovato una creatura bella d’aspetto e degna nell’anima, capace di arrendersi semplicemente, naturalmente, sottraendosi al tributo di falsità che l’istinto e le tradizioni del suo sesso le impongono, e sottraendo per conseguenza anche noi al tributo di menzogne e di lacrime; una creatura capace di comprendere senza tante storie la sincerità dell’ardore suscitato, col minimo di storie occorrente per infiammarsi o per riscaldarsi a sua volta?
— Io.
Intenti a seguire le argomentazioni del facondo oratore, gli astanti si volsero, un poco stupiti, al suono della nuova voce. Aveva risposto Alberto Mauri.