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186 | la messa di nozze |
re, benignamente assisti, affinchè coloro che dall’autorità tua sono congiunti, col tuo ausilio ti servano».
Era giusto che sull’amore fecondo di quegli sposi, di quei genitori, si stendesse la benedizione divina. L’amor suo era stato invece condannato alla sterilità; tutti i suoi amori fuori legge erano stati senza frutto, spasimi vani, adulterazioni dell’ufficio di natura. I suoi occhi inariditi si fermarono sul corpo della donna genuflessa ora dinanzi all’altare, con lo sguardo sulle pagine del libro sacro. Nella positura abbattuta, dietro l’ampio giro della veste cadente, le sue forme parevano scomparse; nè la memoria gliele rappresentava ormai più. Aveva egli premuto quel corpo con le mani tremanti di desiderio, con le labbra ardenti di febbre? A quell’ora lo stesso ricordo del possesso un tempo esercitato era svanito; come non vedeva il corpo di lei, egli non sentiva più il proprio, assiderato, congelato nella rigidità del dolore.
— «Per Cristo Signor nostro. Figlio tuo, che teco vive e regna nei secoli dei secoli».
— «Così sia».