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carrozzone dovesse forviare e frantumarsi. Ora, sotto una lunga successione di interminabili gallerie, il fracasso era talmente assordante come se intere montagne franassero.

— Tu?... — ripetè l’esterrefatto, pianissimo, quasi in un soffio, chinandosi verso di lei, afferrandola agli omeri, figgendole gli occhi nell’anima, trapassandola con lo sguardo infiammato.

— Sì, io.

— Tu, ora? Dopo aver visto la mia pena al solo pensiero del ritorno di quell’uomo? Quando c’era una via d’uscita da quest’inferno, tu stessa l’hai chiusa? Mi dirai almeno perchè?

E le strinse così forte le mani, che ella disse, con un ritorno dell’ambiguo sorriso:

— Mi fai male, sai!

— Ti spezzo! — scattò egli, esasperato dal suo sorriso, improvvisamente e confusamente sovvenendosi dei suoi lunghi dinieghi, delle sue resistenze, delle sue ostilità, con l’impeto folle di trarne vendetta, d’infrangere le morbide forme di quell’anima dura ed avversa. — Se tu persisti in questo proposito, se non dichiari a quell’uomo che hai mutato idea, ti spezzo, ti uccido piuttosto.