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la messa di nozze | 117 |
borse ed alle scatole che vi erano sparpagliate.
— Che ti occorre? — domandò egli, sorgendo a sua volta.
— La borsetta a mano.
— Quella di cuoio?
— No, quella di maglia.
— Eccola.
Frugatovi dentro, tra il fazzolettino di pizzo, i guanti, le fialette, il portamonete, ne trasse una lettera, gliela porse senza dir nulla e si lasciò ricadere sul lettuccio.
Egli rimase in piedi, addossato alla parete, per leggere sotto la lampada. La lettera portava un francobollo inglese, con la stampiglia dell’ufficio di Londra; sulla busta, il nome e l’indirizzo di Rosanna, scritti con caratteri grandi, larghi, forti: la scrittura del marito, che egli riconobbe per averla vista sopra un’altra lettera odiosa: quella annunziante il suo ritorno. Il testo, in inglese, diceva:
«Cara Rosanna, mia cara moglie, ti avverto che ripartirò per l’Italia lunedì prossimo e che arriverò a Milano martedì, col treno delle 7 e 55 del mattino. Come mi promettesti, ti aspetto laggiù per tornare