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114 | la messa di nozze |
a me, null’altro può guidarti fuorchè l’amore che mi porti. Ti chiedevo una prova dell’amor tuo: me la dài. Grazie, Rosanna!
Una gran tenerezza gli faceva tremare un poco la voce. Tutti quegli argomenti egli non li aveva cercati, non li aveva accattati come pretesti: erano vere ragioni emerse spontaneamente dal fondo del suo pensiero, come espressioni di verità lampanti. I cattivi sospetti erano stolti. Dopo averlo riconosciuto, dopo aver confessato il moto di diffidenza, si sentiva migliore, degno del suo perdono.
— Rosanna, tu m’hai compreso e perdonato. È vero che mi credi senza che io aggiunga altre parole?
— Sì, ti credo, — proferì ella, gravemente.
Egli si abbandonò. Passata una mano alla sua vita, stringendosi al suo fianco, aderendo a lei, guancia contro guancia, mormorò:
— Rosanna, è detto. Da due mesi, dal giorno che mi annunziasti il suo ritorno, questo è il primo momento che traggo liberamente il respiro. Se mi avessi annunziato prima la possibilità di questa soluzione.... No: non ti rimprovero! Forse avrei tentato